| Arturo De Nigris

Per contabilità analitica si intende l’insieme delle scritture preventive e consuntive e le attività di assegnazione, raggruppamento ed analisi delle stesse finalizzate al controllo dei costi e dei ricavi aziendali, sia in  generale che per particolari ambiti.

Rispetto alla contabilità generale, utilizzata per la determinazione del bilancio e del patrimonio netto, la contabilità analitica è utilizzata soprattutto per orientare le strategie dell’azienda sulla base della determinazione, assegnazione e ripartizione dei costi.

I costi innanzitutto si suddividono in Costi Fissi, indipendenti rispetto al volume della produzione e Costi Variabili, ovvero dipendenti in maniera diretta dalla produzione.

Inoltre ci sono i Costi Speciali, attribuibili precisamente ad un particolare ambito (asd esempio settore, prodotto, commessa), ed i Costi Comuni imputabili a più aspetti e per i quali è necessario applicare un criterio di suddivisione secondo una logica da stabilire in base al funzionamento dell’azienda. Quindi i Costi Diretti sono i costi speciali imputati direttamente ad un particolare ambito aziendale ed i Costi Indiretti sono i costi comuni e alcuni costi speciali che per motivi di opportunità e/o di semplificazione non vengono imputati direttamente, ma ripartiti.

Un ulteriore classificazione dei costi è basata sul momento della rilevazione: da questo punto di vista abbiamo i costi relativi a produzione già effettuate (Costi Consuntivi) ed i costi presunti sulle attività non ancora eseguite (Costi Preventivi).

Per la contabilità analitica è poi molto importante stabilire una configurazione di costo che,   aggregando i vari costi diretti e indiretti, permetta di stabilire il costo di un prodotto o di un oggetto in generale.

In tale contesto si inquadrano le seguenti definizioni:

Costo Primo: è la somma dei costi delle materie prime e della mano d’opera direttamente utilizzata allo scopo; generalmente si utilizza per la valorizzazione dei prodotti per i quali la lavorazione è stata avviata ma non completata (semilavorati).

Costo Industriale:  si ottiene aggiungendo al costo primo una parte, determinata sulla base di criteri adeguati alla struttura aziendale, delle spese di produzione generali ( ad esempio i costi del personale impiegato in produzione, le spese di riparazione e manutenzione, nonché le quote di ammortamento, dei macchinari, le spese di movimentazione ed immagazzinamento, ecc.) Tele costo industriale per lo più è utilizzato per valorizzare i prodotti a magazzino.

Costo Complessivo: è la somma del costo industriale più la parte di competenza dei costi che l’azienda sopporta per tutte le attività amministrative e commerciali. Per la sua natura, rappresenta il valore utilizzato per il confronto con li prezzo di vendita individuale, al fine di verificare la rimuneratività del singolo oggetto; banalmente maggiore è la differenza fra il costo complessivo è quello di vendita, più alti sono gli utili dell’azienda sull’oggetto preso in considerazione. E’ chiaro che nella determinazione del prezzo di vendita bisogna considerare il costo complessivo perché mantenendosi al di sotto dello stesso si crea una perdita per l’azienda.

Costo Economico-Tecnico: è il cosiddetto full cost (costo pieno), per determinare il quale si aggiungono, al costo complessivo le quote degli oneri figurativi spettanti; si tratta degli stipendi di organi direzionale, del rischio d’impresa, e dell’interesse di computo sul capitale investito dall’azienda, ovvero del ricavo teorico che si otterrebbe investendo in maniera alternativa il capitale dell’azienda.



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