| Michele Buffolino

(Parte 1)

Negli ultimi mesi sta capitando di leggere o ascoltare il termine "Cloud" sempre più frequentemente.
Tale parola inglese, che in italiano significa "nuvola", in precedenza si utilizzava per indicare la rete Internet in generale; oggi, invece, la si utilizza  per indicare particolari servizi ed applicazioni ad essa legati.
I servizi più utilizzati (e pubblicizzati) sono quelli di storage e server virtuali. 
Tra i servizi di Storage in Cloud ricordiamo l'Apple iCloud, Dropbox, TIM Cloud (servizio offerto dall'operatore telefonico), Ubuntu One e tanti altri. La Microsoft offre poi la suite Office 365 con applicazione cloud, che consente l'utilizzo remoto del software oltre che la memorizzazione dei contenuti.

Tutti i servizi elencati offrono uno spazio su web di alcuni Gigabyte: in definitiva il provider del servizio mette a disposizione dell'utente una sorta di disco virtuale, a cui accedere con apposite applicazioni. Quindi da qualsiasi piattaforma, sia essa un pc con sistema operativo Microsoft, uno smartphone Android, un IPad, un iMac, ecc. si può accedere ai propri contenuti.

Il cloud, però, non è solo questo. In definitiva, è possibile distinguere tre applicazioni del cloud computing:

  • utilizzo di software in remoto: in pratica è possibile utilizzare un programma attraverso un browser web; ciò permette di eseguire software senza preoccuparsi dei requisiti hardware e dell'acquisto e/o rinnovo delle licenze d'uso. Questo utilizzo è identificato dall'acronimo SaaS, Software as a Service, cioè un software visto come un servizio;
  • un utilizzo più spinto del SaaS è la tipologia di cloud intesa come Platform as a Service (PaaS). In pratica invece di eseguire un software in remoto, si ha accesso ad un'intera piattaforma, composta da librerie, servizi, programmi ecc.;
  • un ulteriore applicazione del cloud computing riguarda l'utilizzo di risorse hardware in remoto (IaaS :Infrastructure as a Service). Ciò può ricordare il calcolo distribuito (Grid Computing), con la differenza che le risorse vengono assegnate a runtime; ciò, dal punto di vista commerciale, si traduce nel pagare le risorse che effettivamente si utilizzano.


Nel prossimo articolo illustreremo in dettaglio le infrastrutture per il cloud, ed affronteremo le problematiche legate alla privacy.



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